Parrocchie

Santa Maria Santa Maria


Benché la costruzione della chiesa sia anteriore al 1000, per la storiografia e menzionata la prima volta l'anno 1219 nel celebre atto di fondazione da parte del benemerito conte Enrico De Sacco della Collegiata Capitolare di S. Vittore Mesolcina che fu per secoli culla e centro spirituale e culturale delle due valli. Nel 1385 e 1416 ebbero luogo delle consacrazioni; 1606 ricorda l'ampliamento della navata all'attuale dimensione, 1618 l’erezione della cantoria, 1628 affreschi nel coro del pittore Alessandro Gorla.
Dal 1640-1921 la parrocchia fu retta, grazie alle premure della s. Congregazione "De Propaganda Fide" di Roma, dai Padri Cappuccini che vennero a piedi dalle provincie di Milano e Torino con l'unico scopo di salvaguardare in mezzo alla nostra popolazione dissita nelle Prealpi Retiche la s. fede avita, minacciata dell'errore.
La chiesa e formata da due rettangoli. Di fianco al coro si eleva il campanile medioevale, mentre dirimpetto esternamente si scorge ancora una serie di voltine gotiche. Sotto il pronao (dopo il 1650) si slancia trionfalmente l'arco in marmo dell'ingresso principale (1606) con sculture Stile rinascimento di Giovanni Andriolo da S. Vittore che rappresentano il profeta Isaia e la sibilla Persica come araldi del futuro Messia.
Chi entra per la prima volta resta incantato per la dovizia di arte profusa in questo paesello appartato sulla montagna. La navata con il meraviglioso soffitto a cassettoni e lunga 27 metri e larga 9 metri. Però all'entrata e più stretta di 3 metri causa mancanza di spazio per cui si ottengono dei singolari effetti di prospettiva. Entrando la navata sembra egualmente larga fino in fondo (come la piazza del Campidoglio, di Michelangelo, e la parte anteriore della piazza di s. Pietro a Roma, del Bernini). Invece chi guarda dal coro in giù ha l'impressione che la navata sia più larga che in realtà (come la Scala Regia in Vaticano, del Bernini). Sotto il coro ai due lati si trovano due cappelle a baldacchino con un capitello jonico-gotico del 1583.
In questo monumento d'arte riscontriamo tutti gli stili dal gotico al classicismo. Durante i restauri (1954-58) furono scoperti frammenti d'affreschi del 1500 da uno o due artisti di Seregno (Brianza); vicino al pulpito l'ültima Cena e nella parte opposta l'Assunzione della Beata Vergine. Le parti ricostruite furono contraddistinte da una linea bianca.
Rincresce che il famoso altare in legno di Stile gotico scolpito da Ivo Strigel di Memmingen (Germania) nel 1512 per ordine del prevosto Giovanni de Palla di S. Vittore sia stato venduto nel 1887 al Museo storico di Basilea. Però sull'altare del Rosario si sono conservate ancora tre statue presumibilmente del medesimo artista Strigel. Esse rappresentano la Madonna fra i due protettori contro la peste S. Sebastiano e S. Rocco.
L'erezione dell'attuale altare maggiore (1724) fece spostare di dietro quello molto più prezioso di Ivo Strigel. Dalla nicchia sottovetro ci saluta la Madonna di Calanca, solennemente vestita da Regina nel costume della corte di Spagna, come si riscontra ancora in numerosi Santuari (Einsiedeln). L'altare del Rosario somiglia al precedente, ma e più antico (1662) e conserva le 3 statue gotiche menzionate e le reliquie insigni di S. Armenio martire. Sullo sfondo spiccano i 15 misteri del Rosario scolpiti in legno.
L'altare del Crocifisso da un bei saggi di arte popolare del 18. secolo Stile rococò. Lungo la navata vi sono 4 altari di cui il piü antico di legno dorato in barocco germanico e dedicato a S. Lazzaro che viene risuscitato dal Signore. Questa pregevole tela a olio di G. Gräsner (1644) reca la provenienza da Messkirch (Germania). In basso si scorge lo stemma dei benefattori Lazaro De Molina e Margarita de Schauenstein. Dirimpetto si slancia l'altare in gesso bianco di Stile barocco italiano fino al soffitto ove campeggia il simbolo francescano (1684), mentre il quadro rappresenta le stimmate del Poverello. L'altare di S. Antonio di Padova con eleganti ornamenti dorati, stile Regence e una donazione di Antonio Pregaldini, di cui in cima si vede lo stemma. E opera di G. D. Waser di Roveredo dal 1734. La più recente opera d'arte e l'altare della Madonna della divina Provvidenza (1851) la cui confraternita e stata eretta l'anno prima dal P. Vittore di Poschiavo.
Degno di rilievo e il pulpito in verde dorato del 1650 con i quattro angeli, che, trombe alla mano, rievocano la potenza della parola di Dio secondo la profezia di Ezechiele (37. 4): Audite ossa arida verbum Dei! Di sotto si trova il «Calvario» una scala doppia per la liturgia del Venerdì Santo.

Castaneda Castaneda


A partire dalla metà del V° secolo, esaminando i diversi reperti archeologici, si può constatare un sensibile influsso celtico.
I ritrovamenti del secolo scorso sono stati collocati in importanti musei esteri e svizzeri, mentre quelli più recenti si trovano al Mueseo Retico di Coira.
Castaneda non possiede degli archivi parrocchiali; o, meglio, nessuno se ne è mai interessato così che, attualmente, non si sa dove siano.
Fino a un po’ di anni fa Castaneda e S.Maria i.C. avevano, in comune, un parroco. Don Erminio Lorenzi è stato parroco per numerosi anni in questo delizioso paese, ma nel 1989 è deceduto. Così con la sua morte si è perso anche un gran patrimonio culturale siccome egli conosceva moltissime cose. Purtroppo non ha lasciato nulla di scritto e quanto si può apprendere viene raccontato soprattutto dagli anziani del paese.L’edificio sacro è stato menzionato attorno al 1590-1600; nel 1618 vennero fatti degli ampliamenti e nel 1864 venne costruito il campanile; negli anni 1932-1933 vennero ricostruite la navata e la facciata.
Esternamente alla navata, terminante con un coro più basso e stretto, si affianca a nord il campanile a pianta quadrata con doppia cella campanaria, attico e tetto piramidale.La navata interna è ricoperta da un soffitto a cassettoni moderno e si conclude con un coro quadrato voltato a crociera.
Ai lati delle pareti esterne del coro, si trovano due altari con tele in cornici linee policrome del 1932: a sinistra, l’Incoronazione della Vergine, a destra S.Teresa.
L’altare maggiore ha un importante tabernacolo in legno dorato con colonnine tortili, angeli e santi e tre scene rappresentate dall’autore M.Cheferer nel 1636: l’Annunciazione, la Crocifissione e la Visitazione. La pala d’altare raffigura Cristo Salvatore del mondo tra S.Stefano e S.Mattia.Non si tratta di una chiesa ricca ma malgrado sia piccola, è accogliente e carina.
Un vero santuario in Valle non esiste, ma a Castaneda si ha una speciale devozione per la Madonna di Rè.
Infatti nella nostra chiesa si conserva un’immagine della Madonna del Sangue (Madonna di Rè), acquistata verso il 1800 da un certo padre Lorenzo da Teglio (Valtellina) missionario cappuccino, e l’ultima domenica del mese di aprile sono sempre numerosi i fedeli che si recano a Castaneda per i tradizionali festeggiamenti (messa, banco del dolce, bancarelle con vestiti, fiori e verdure). Per tradizione tutti usavano cucinare torta di pane e preparare capretto al forno nonché portare oggetti vari in chiesa che durante la messa venivano benedetti.La chiesa ottenne soltanto nel 1851 l’indipendenza da Santa Maria i.C.; infatti la prima volta viene menzionata in un documento col titolo del Divin Salvatore.
Nella visita pastorale del 1639 S.Stefano venne indicato come patrono.

Buseno Buseno


CHIESA PARROCCHIALE DEI SS. PIETRO E ANTONIO ABATE
La chiesa attuale, orientata a nord e che sorge sul luogo di un edificio primitivo consacrato nel 1483 venne realizzata nel 1776 dall’architetto Giuseppe Pelini e restaurata nel 1928 e 1990. Al 2 ottobre 1611 fu consacrata ai Santi Pietro, Antonio e Lucio. Al 25 settembre 1656 sono state benedette le tre campane.

CHIESA DI NOSTRA SIGNORA DI FATIMA
Sul territorio montano di Giova sorge la moderna chiesa eretta tra il 1984-1988, opera degli architetti Mario Campi e Franco Pessina. A livello del tetto si innalza uno slanciato volume conico attorno alla cui base è possibile circolare. La luce, filtrata dalla cupola conica, crea un armonioso gioco di luce ed ombra sulle pareti.
CAPPELLA DELLA MADONNA DEL ROSARIO
Semplice aula rettangolare del XVIII s. orientata a meridione.
CAPPELLA DI S. ANTONIO
Semplice aula rettangolare con campanile a vela.
CAPPELLA DI S. CARLO BORROMEO
Sui Monti di San Carlo, Costruita nel 1630 è orientata a meridione. San Carlo Borromeo, visitò la Calanca nel novembre dell’anno 1583; si portò anche sui monti a predicare contro le dottrine riformate introdotte in Valle da novatori forestieri. Vuole la tradizione che a ricordo della sua visita si costruì la cappella sul monte omonimo.
Due piccole cappelle, San Francesco e Salvatore, si trovano lungo il sentiero per i monti di San Carlo.
Un cappella si trova sulla strada comunale nella frazione di Aurel dedicata a San Gottardo.
Cappella Sant’Antonio de Bolada sul territorio di Buseno, situata tra i Monti di S.ta Maria i.C. e Braggio. Pare che questa Cappella sia stata costrutta durante la peste nel 1630 per preservare la popolazione dal terribile flagello. Nel 2000-2004 la Cappella è stata ricostruita da un gruppo di volonterosi e donatori, mantendo la stessa struttura e arricchendola all’interno di un mosaico di un giovane artista ticinese Leonardo Pecoraro.

Arvigo Arvigo


la chiesa parrocchiale di San Lorenzo, risalente al 1453, che domina la moltitudine di case di Arvigo con il suo massiccio campanile a cinque piani. Al suo interno ci sono stucchi e dipinti a olio dai colori gioiosi. Vale la pena visitare anche il suggestivo ponte ad arco in lastre di pietra che collega la parte nuova del paese con quella antica. In quest'ultima si trovano alcune modeste casette nonché la cappella dedicata a San Giovanni Nepomuceno, nei pressi delle selvagge acque del fiume Calancasca, il cui letto è occupato da una grande varietà di massi di gneis. Oltre al turismo, è questa pietra naturale ad avere una grande importanza per l‘economica del villaggio grigionese. Il celebre gneis della Calanca viene estratto nelle cave sotto Arvigo e lavorato sul posto. A strisce scure e levigate, è utilizzato principalmente per la costruzione di scale, per i rivestimenti di pavimenti e di muri o per le pietre tombali.

Braggio Braggio


La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo (ante 1611)
La chiesa parrocchiale di San Bartolomeo menzionata nel 1611, consacrata con il cimitero nel 1633. Cappella della Madonna addolorata nel paese eretta nel 1822.

Landarenca Landarenca


La chiesa parrocchiale dei Santi Bernardo e Nicolao (ante 1529), ricostruita nel XVII secolo (1626) sulla preesistente aula romanica. All'interno presenta l'altare maggiore e gli altari laterali seicenteschi, realizzati in stucco policromo.

L'oratorio di San Gottardo, edificato nel 1732 dall'architetto Giacomo Franchino; custodisce una Pietà tardogotica del XVI secolo.

Selma Selma


Chiesa dei Santi Giacomo e Pietro, consacrata nel 1582 non aveva la sagrestia nè il campanile nel 1639 S.Pietro appare ancora come patrono principale più tardi sarà considerato tale S.Giacomo il Maggiore. Nel 1662 si dà incarico a Giovanni Maria Regesono di Castaneda di ricostruire la chiesa distrutta da una valanga. La nuova chiesa è stata consacrata nel 1667, nel 1888 viene danneggiata di nuovo da una valanga nella ricostruzione il coro viene portato all’altezza della navata. Il fonte battesimale in marmo rosso ha un coperchio ligneo esagonale del 1614. Nel coro, l'intradosso dell'arco è adornato con cartocci e rosette in stucco, l'ambiente invece presenta pitture della seconda metà del XVII e un altare con il dipinto della Crocifissione, del 1680.
La cappella più antica è quella di San Rocco al Ponte del XVI secolo, rinnovata nel 1928, con pitture di Baldo Carugo di Bellinzona. Coro con volta a crociera e soffitto in legno.
Cappella di Sant’ Antonio da Padova, eretta nel 1714 per lascito di Giovan Pietro Bittana. Benedetta lo stesso anno dal curato di Selma Gaspare Berta. Restaurata attorno al 1990 dalla Pro Selma.
Cappella di Nostra Signora di Einsiedeln al Mont un pò sopra al villaggio detta della Madonna della Salute, citata nei protocolli della visitazione già nel 1773. Demolita nel 1927 e sostituita da una nuova costruzione.

Santa Domenica Santa Domenica


La chiesa parrocchiale, dedicata a S. Domenica, è una delle più rilevanti chiese barocche dei Grigioni; dopo quella di Santa Maria, la chiesa di Santa Domenica è certamente la più importante ed artistica della Valle Calanca. E’ stata costruita verso il 1024 e fu la prima a separarsi da Santa Maria, ciò che avvenne nel 1548 e poi nel 1611.
Nel 1445 venne consacrata per la prima volta da Corrado, vescovo titolare ed ausiliare del vescovo Hartmann di Coira; ci furono ulteriori consacrazioni al punto che si denominò per lungo tempo “parrocchia della Calancasca” perché ad essa sottostavano Rossa, Augio, Santa Domenica e Cauco. La chiesa venne dedicata a Santa Domenica da cui trasse il nome il Comune, che prima si chiamava “Cervis”.
La costruzione attuale, di notevoli dimensioni, risale alla seconda metà del Seicento. Nel 1659 erano giunti in valle e nel villaggio di Santa Domenica i frati Cappuccini, incaricati della cura d’anime e nel 1663 viene chiesto al vescovo di Coira il placet per il rifacimento dell’edificio onde disporre la chiesa “in miglior forma”. I lavori iniziano nel 1664 e nel 1669 viene “impiodato il tetto”, mentre nel 1670 “s’è stabilito il volto della Chiesa, fatta la Sacristia” come si legge nel Libro della Chiesa, compilato dai Padri cappuccini; il portale d’entrata reca la data del 1671.
i procede in seguito all’arredamento e alle decorazioni interne – stucchi, quadri, pitture murali (eseguite dal Giorgioli), statue, altari, pulpito, vetrate – e all’acquisizione di suppellettili e paramenti. La nuova chiesa di Santa Domenica viene consacrata il 30 maggio 1683, ma alcuni lavori saranno completati in seguito, per esempio la posa di quattro campane “per concertare alla grande”. Con questi interventi l’aspetto della chiesa cambia radicalmente: l’attuale sacristia era il coro dell’edificio precedente. La costruzione attuale si presenta a navata unica secondo l’impianto a Wandpfeiler (pilastri addossati alla parete): le cappelle laterali hanno la stessa altezza della navata centrale, priva di proprie finestre; la luce cade all’interno unicamente dalle finestre delle cappelle e diventa fattore integrante dell’insieme. L’impianto a Wandpfeiler, che ritroviamo anche nella chiesa della Madonna del ponte chiuso a Roveredo, caratterizza diverse chiese barocche a nord delle Alpi, talvolta costruite da architetti moesani.
La cappella della Madonna Addolorata è del XVII sec., quella dell'Immacolata del XIX sec. Le abitazioni hanno la base in muratura e la parte superiore di legno; alcune sono decorate con affreschi del XVII e XVIII sec.

Augio Augio


La chiesa dei SS. Giuseppe e Antonio da Padova. Edificio barocco inarticolato con coro, chiuso su tre lati; la parte inferiore del campanile risale al 1683, le celle campanarie e il tetto a piramide sono del 1784. Pitture interne del 1859, restaurate e completate nel 1934 da C. Campelli. Altare maggiore del XVIII sec., alla parete frontale del coro, quadro a olio con la Madonna e i SS. Giuseppe e Antonio, 1789, e stemma dei Gamboni. Altari laterali del XIX sec., a sin. immagine di S. Domenico in veste di intercessore (?), XVIII sec., a des. statua lignea della Madonna col Bambino, 1759, di una santa, XVII sec., e di angelo reggicero, XVII sec. All’arco del coro, crocifisso degli appestati, XVII sec. Stazioni della Via Crucis, XVIII sec. Organo sulla balaustra attr. ad Andrea Sacci, 1825 ca., restauro 1979.

Rossa Rossa


La chiesa parrocchiale di S. Bernardo venne costruita nel 1677-1684 e presenta una pianta con un'unica navata ricoperta da una volta a crociera. Il modo particolare nella chiesa è onorata la Madonna del Carmine. Il comune annovera diverse cappelle: di S. Carlo al Sabbione (1694) dipinti Giorgioli, di S. Maria della Neve (1683, località Valbella), di S. Maria Maddalena al Calvario (1691), della Madonna del Sangue e della Madonna del Rosario (XVIII sec.), di S. Rocco (1725).